Fondazione Poliambulanza è centro di eccellenza per la cura del tumore pancreas nelle sue differenti tipologie sia avanzata, che richiede resezioni vascolari, sia iniziale per i quali viene preferito l’approccio mini-invasivo. Il centro si dedica inoltre al trattamento e al follow up dei tumori cistici del pancreas (IPMN) e dei tumori endocrini.
La scelta del percorso terapeutico é basata sull’approccio multidisciplinare. Il «il pancreatic team» é costituito da: Chirurghi Specialisti in chirurgia del pancreas, Oncologi, Gastroenterologi, Radioterapisti, Radiologi inteventisti, Anatomopatologi dedicati. I casi vengono analizzati settimanalmente o quotidianamente a seconda della complessità, in modo da combinare i vantaggi della multidisciplinarità con le esigenze di presa in carico rapida dei tumori pancreatici.
Secondo i dati Agenas relativi al 2015-2017, in Poliambulanza la mortalità a 30 giorni per gli interventi al tumore al pancreas è dell’1,77% mentre la media nazionale è del 4,76%.
LE FASI DEL PERCORSO DI CURA PER IL TUMORE DEL PANCREAS IN POLIAMBULANZA
IL PRERICOVERO
La maggior parte dei pazienti programmati per interventi di chirurgia generale, dopo la visita da parte dello specialista, viene valutata in prericovero. La segreteria della chirurgia, previa compilazione del modulo di prericovero da parte del medico che ha preso in carico il paziente, programmerà un accesso in ospedale durante il quale verrà completato tutto l’iter valutativo necessario all’intervento. Tutti gli esami e le indagini preoperatorie vengono effettuati senza presentazione di impegnativa, sono gratuiti e hanno validità di un mese. Trascorso questo periodo, in caso tu decida di non essere sottoposto all’intervento chirurgico, tali esami ti saranno addebitati. La data dell’intervento chirurgico ti sarà comunicata all’atto della procedura di prericovero o, successivamente, da parte dell’ufficio programmazione interventi.
IL RICOVERO E LA DEGENZA
Dopo aver effettuato tutti gli esami necessari all’intervento durante la procedura di prericovero (o durante la degenza in reparto di gastroenterologia) e una volta posta l’indicazione all’intervento (indicazione condivisa all’interno del gruppo multidisciplinare epato-bilio-pancreatico), il paziente è messo in nota per l’intervento proposto.
La data dell’intervento viene gestita dall’ufficio di programmazione e da un’equipe di informatici dedicati alla ottimizzazione dell’utilizzo dei letti disponibili e delle sale operatorie. Il tempo medio di attesa dalla valutazione iniziale all’intervento è di 18 giorni, a meno che non venga deciso di procrastinare l’intervento per ottimizzare le condizioni cliniche del paziente (nutrizionali, mediante supporto parenterale o generali, mediante programma intensivo di riabilitazione preoperatoria). La data dell’intervento viene comunicata al paziente solitamente con largo anticipo, in modo tale che si possa organizzare.
Il ricovero avviene solitamente il giorno prima dell’intervento nei reparti di Chirurgia 2 o, meno frequentemente, di Chirurgia 1 (4° piano scala C).
Una volta ricoverato, il paziente verrà accolto dall’infermiere a lui dedicato e il prericovero sarà nuovamente esaminato dal Medico di Reparto, che ne controllerà la correttezza e la presenza del consenso informato all’intervento proposto. Verranno di norma eseguiti altri prelievi per la richiesta di emoderivati che rimarranno a disposizione per l’intervento.
Alla sera verrà eseguita una doccia.
Gli interventi di chirurgia pancreatica sono solitamente programmati all’inizio delle sale operatorie quindi, il giorno dell’intervento, il paziente sarà condotto in sala alle 7.30.
I parenti potranno decidere se attendere il termine dell’intervento nella Hall della chirurgia o se rendersi reperibili per un colloquio successivo all’intervento, consegnando al personale infermieristico un numero telefonico di contatto.
Il paziente verrà condotto all’interno del Blocco Operatorio 2, dove l’anestesista a lui dedicato, esaminerà la valutazione effettuata nel prericovero e, successivamente, praticherà l’anestesia. È possibile che, se il paziente ne ha dato consenso, prima di entrare nella sala operatoria, venga posizionato un piccolo catetere peridurale a scopo analgesico.
Quasi tutti i pazienti sottoposti a un intervento di chirurgia pancreatica vengono trasferiti per il risveglio in terapia intensiva (piano terra, scala H), dove vengono lentamente risvegliati ed estubati.
Al suo risveglio, il paziente si troverà in un ambiente molto tecnologico, circondato da monitor e pompe che servono a sostenere le sue funzioni vitali, ma sarà anche affiancato da un infermiere a lui completamente dedicato e da due medici per reparto, responsabili del suo recupero. In genere, non sarà in grado di alimentarsi, quindi si troverà un tubicino inserito nel naso che ha il compito di tenere sgombro lo stomaco; un piccolo catetere nella vescica consentirà di misurare correttamente la quantità di urina prodotta. Sull’addome, oltre alla medicazione della ferita chirurgica, vi saranno uno o due sacchetti di drenaggio per la raccolta delle secrezioni addominali postoperatorie.
Quasi tutti i pazienti sono favorevolmente colpiti dalla scarsa rilevanza del dolore postchirurgico: mediante il cateterino peridurale o le infusioni continue di farmaci analgesici, il controllo del dolore è quasi sempre buono.
Una volta ritenuto stabile, il paziente rientrerà in reparto, nella propria stanza.
Il programma di recupero postoperatorio è piuttosto standardizzato e si basa sulla mobilizzazione precoce del paziente, il controllo del dolore, il monitoraggio di eventuali complicanze, con prelievi ematici e controlli clinici e di laboratorio sul liquido di drenaggio addominale.
Se il decorso è regolare, la sonda nello stomaco viene rimossa attorno alla terza giornata e il paziente inizia a bere, aumentando gradualmente nei giorni successivi l’alimentazione per bocca. Il catetere vescicale viene rimosso anch’esso attorno alla terza giornata, i drenaggi, a seconda delle determinazioni di laboratorio, vengono prima sfilati in parte poi, dopo qualche giorno, rimossi totalmente.
Dopo circa una settimana, il paziente è in genere in grado di alimentarsi, anche se non in modo sufficiente a coprire le sue necessità nutrizionali (viene infatti mantenuto il supporto calorico endovenoso). È però in grado, se aiutato, di muoversi nella stanza. L’autonomia funzionale del paziente, soprattutto nei primi giorni, è nettamente migliore se l’intervento viene condotto in laparoscopia.
In genere, fra la settima e la decima giornata, viene eseguita una Tomografia Computerizzata di controllo, per escludere la presenza di versamenti addominali e per controllare l’integrità delle strutture vascolari.
Il paziente può, quindi, essere dimesso a domicilio o qualche volta inviato a strutture protette riabilitative.
IL RIENTRO A CASA
Il ritorno a casa rappresenta sempre per il paziente un momento di grande gioia e contemporaneamente di preoccupazione: vogliamo assicurare che comunque i pazienti nel loro percorso di recupero non vengono mai lasciati da soli: è sempre possibile contattare un medico del reparto chiamando i numeri di telefono consegnati all’atto della dimissione. Il paziente stesso verrà comunque visitato ripetutamente in ambulatorio.
Le problematiche che solitamente i pazienti ci pongono sono relative all’alimentazione da seguire, a come gestire la stanchezza che provano, o come affrontare la steatorrea, la diarrea o il diabete.
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