Il lipedema è una patologia cronica, degenerativa e dolorosa che interessa il tessuto adiposo degli arti inferiori e che riguarda quasi esclusivamente il sesso femminile. È responsabile di un abnorme accumulo di grasso nelle gambe, dai fianchi fino alle caviglie, spesso causa di dolore sia durante i movimenti che a riposo.
Si tratta di una malattia complessa, la cui terapia richiede un approccio multidisciplinare che comprende:
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Approccio nutrizionale: la dieta chetogenica
Il trattamento dietetico d’elezione è la terapia chetogenica; un altro approccio alimentare al lipedema è la prescrizione di un protocollo antiinfiammatorio. Alla dieta è consigliabile associare un aumento dell’attività fisica al fine di rafforzare la muscolatura, migliorare il flusso sanguigno e linfatico ed agire positivamente sull’umore. A causa del dolore spesso presente in chi è affetto da lipedema, si consigliano esercizi a basso impatto (camminata, bicicletta, nordic walking, yoga, pilates,…) o attività in acqua, anche semplicemente camminare in acqua(meglio se l’acqua arriva almeno sopra l’ombelico).
La dieta chetogenica è una dieta con la quale la quantità dei diversi nutrienti da consumare viene calcolata accuratamente in modo che siano rispettate precise proporzioni fra di loro. In particolare, la percentuale di carboidrati viene ridotta circa al 10% (dieta low carb); le proteine vengono aumentate solo di poco, mentre l’apporto di grassi può arrivare anche oltre il 60% delle calorie consumate. Così facendo si favorisce la mobilizzazione dei grassi di deposito per la produzione di energia e la comparsa di una condizione metabolica particolare detta chetosi (o acetonemia), cioè un accumulo nel sangue di “corpi chetonici” (da cui il nome), sostanze acidofile che si formano quando si utilizzano i grassi per produrre energia. La produzione di corpi chetonici, quindi, avviene quando si assume una quantità molto bassa o nulla di zuccheri ad esempio in caso di digiuno o di dieta molto ricca di grassi. Pertanto, in questo caso l’organismo e il cervello, in particolare, utilizzano i corpi chetonici come fonte di energia. Esistono diverse tipologie di diete chetogeniche ed ognuna ha finalità specifiche per il tipo di malattia da trattare.
Oggi questo tipo di approccio dietetico è utilizzato con successo anche per il trattamento e la risoluzione di altre patologie: diabete di tipo 2, PCOS, dislipidemia, ipertensione e obesità.
Dell’applicazione della dieta chetogenica al lipedema si sa ancora molto poco e le notizie sono in via di aggiornamento continuo visto che non esiste alcun documento medico valido a riguardo.
Nel trattamento del lipedema sembra essere più indicata una chetogenica LCHF normocalorica.
L’altro approccio alimentare al lipedema, come sopra citato, è la scelta di un programma alimentare antiinfiammatorio. L’obbiettivo è ridurre il carico infiammatorio indotto dalla patologia attraverso un’alimentazione che controlli i picchi insulinemici, con un corretto bilancio degli omega-3 e l’utilizzo di sostanze antiinfiammatorie specifiche. La dieta limita l’assunzione di zuccheri semplici, latticini, glutine e proteine processate a favore dell’assunzione di frutta e verdura colorata e biologica, cereali integrali, cibi ricchi in omega-3 quali salmone selvaggio, noci, olio di semi di lino. Rispetto all’approccio chetogenico quello antiinfiammatorio prevede tempi più lunghi prima di poter beneficiare di vantaggi quali aumento del senso di energia, riduzione del dolore, maggiore agilità e perdita di peso.
Terapia compressiva: indumenti compressivi
Oltre all’intervento dietetico e all’aumento dell’attività fisica, la terapia conservativa del lipedema prevede l’utilizzo di indumenti elastocompressivi; questi non agiscono sulla riduzione dei depositi di grasso ma possono essere utili per prevenire la formazione di edemi e stimolare il flusso sanguigno e linfatico.
La terapia compressiva con indumenti adeguati ha anche lo scopo di ridurre l’infiammazione del tessuto sottocutaneo, come dimostrato in letteratura. Favorisce quindi la riduzione di sintomi quali il dolore e la fragilità capillare, causa di ecchimosi.
In genere prima del confezionamento dell’indumento adeguato (calze, bracciali o altro, secondo la zona interessata) è consigliabile fare dei bendaggi linfologici multicomponente (da fisioterapisti specializzati), per ridurre l’edema ove presente e permettere una corretta presa misure per l’indumento compressivo, che generalmente sarà su misura e in trama piatta.
Trattamento chirurgico: la liposuzione
Di particolare importanza risulta il trattamento del lipedema con liposuzione. Le nuove tecniche di liposuzione sono definite Lymph-Sparing Tumescent Liposuction (TAL). Sono anche dette tecniche wet. Tra le tecniche TAL più utilizzate per il trattamento del lipedema, c’è la cosiddetta WAL, water-jet assisted liposuction (liposuzione assistita da getto d'acqua); alcune varianti utilizzano il laser o gli ultrasuoni per necrotizzare ed emulsionare le cellule adipose prima della aspirazione. Nello specifico, nel metodo WAL la d forza delicata del getto d'acqua permette il distacco del tessuto adiposo dalla sua sede. Questa semplice operazione permette alle cellule adipose di non venire distrutte e il tessuto circostante viene rispettato; quindi, il liquido iniettato ha una doppia funzione: prima stacca le cellule adipose e la frazione vasculo stromale (SVF) dalla loro sede e contemporaneamente le trasporta nel sistema di raccolta con un conseguente e significativo risparmio di tempo rispetto alla tecnica tradizionale. Il metodo WAL, quindi, è il metodo di elezione nel trattamento del lipedema e, in generale, quando si rende necessario aspirare grandi quantità di grasso nel corso di interventi molto lunghi. Tuttavia, è importante ricordare che si tratta di una procedura chirurgica vera e propria; spesso si tratta di interventi non banali con asportazione di grosse quantità di grasso che richiedono attrezzature e strutture, oltre che competenze, adeguate. La liposuzione, riducendo le masse adipose prominenti, può essere utile nel favorire il movimento articolare e quindi la deambulazione. Bisogna ribadire e confermare che la liposuzione non interviene sulla causa della malattia e non porta a guarigione.
In seguito all’intervento è opportuno sottoporsi a sedute fisioterapiche di linfodrenaggio e bendaggio precoci, meglio se iniziate a poche ore dall’intervento o nell’immediato post intervento. Questo per ridurre la formazione di edema e velocizzare i tempi di recupero. Si consiglia in genere di sottoporsi a sedute quotidiane o a giorni alterni per le prime due settimane post intervento, per poi diradare in base al recupero individuale. Nel frattempo sarà importante riprendere una blanda attività fisica, anche in acqua quando la guarigione delle ferite lo consente.
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