Che cos’è l’ENTEROSCOPIA
L’enteroscopia assistita da device è un esame endoscopico che permette di visualizzare e trattare contestualmente le patologie dell’intestino tenue; questo esame viene eseguito con uno strumento edicato, l’enteroscopio, di circa 2 metri di lunghezza, dotato in punta di una sorgente luminosa e di una piccola telecamera che invia le immagini ad un processore e quindi ad uno schermo.
Come si esegue l’enteroscopia
L’enteroscopia SUPERIORE O ANTEROGRADA consiste nell’esplorazione visiva dell’esofago, dello stomaco, duodeno e digiuno fino alle prime porzioni dell’ileo Si esegue facendo passare un endoscopio flessibile (Ø variabile da 10 mm) attraverso la bocca, previa anestesia faringea, e di un tubo di silicone che funge da overtube per consentire la tecnica di progressione con pallone di ancoraggio. Per consentire un’adeguata visione, lo stomaco deve essere vuoto per cui è necessario il digiuno dalla mezzanotte del giorno precedente l’esame. Prima di eseguire l’esame il paziente dovrà togliere eventuali protesi dentarie ed occhiali.
Dopo l’anestesia locale e l’eventuale sedazione verrà disposto sul fianco di sinistra in modo confortevole. Verrà posizionato tra i denti un boccaglio di plastica ed il medico endoscopista farà passare lo strumento attraverso la bocca e la gola. Lo strumento non interferirà con il respiro e non provocherà dolore. Sarà utile mantenere un comportamento rilassato cercando di controllare eventuali conati di vomito con profonde inspirazioni.
L’enteroscopia INFERIORE O RETROGRADA consiste nell’esplorazione visiva dell’ileo medio-terminale. Si esegue facendo passare un endoscopio flessibile (Ø variabile da 10 mm) attraverso l’ano e, percorso il colon introdotto nell’ileo, e di un tubo di silicone che funge da overtube per consentire la tecnica di progressione con pallone di ancoraggio. Per consentire un’adeguata visione, visione l’intestino dovrà essere libero da feci e pertanto dovrà essere eseguita una preparazione intestinale adeguata variabile a seconda del tratto di viscere da esplorare.
Un altro sistema di progressione dello strumento prevede l’utilizzo di un overtube dotato di una spirale che avanza nel viscere con un meccanismo simile a quello di una vite, facendo scorrere le anse intestinali lungo la spirale.
La procedura diagnostica di norma può durare dai 30 ai 120 minuti; per un’ora e mezza non potrà né bere né mangiare, in seguito potrà riprendere la dieta abituale. Per il resto della giornata è necessario che non conduca l’automobile, né agisca su macchine operative, né prenda decisioni importanti nel caso abbia ricevuto la sedazione, dato che il sedativo somministrato può rallentare i riflessi e pregiudicare la capacità di giudizio. In casi selezionati può essere necessario ricorrere alla sedazione profonda con assistenza anestesiologica.
Poiché la procedura di norma viene eseguita sotto controllo radiologico (utilizzo di raggi X), tutte le donne in età fertile devono ragionevolmente/fondatamente escludere di essere in stato di gravidanza, onde evitare potenziali rischi embrionali o fetali. Nel dubbio, viene richiesto prima della procedura un test di gravidanza.
Procedure integrative a finalità diagnostica in corso di enteroscopia
1. Biopsie In corso di enteroscopia è possibile eseguire, se necessario, prelievi per l’esame istologico (piccoli campioni di tessuto prelevati con una specifica pinza) o prelievi citologici (campioni cellulari acquisiti con un particolare spazzolino).
2. Cromoendoscopia L’utilizzo endoscopico di coloranti vitali (soluzione di lugol, cristal violetto) o di contrasto (indaco di carminio), permette, laddove indicato, un miglioramento della definizione morfologica di alcune lesioni (individuazione dei margini, di eventuali residui dopo resezioni endoscopiche). I coloranti si spruzzano sulla mucosa digestiva attraverso un catetere o direttamente attraverso il canale operativo dell’endoscopio.
3. Tatuaggio L’utilizzo dell’inchiostro di china o della soluzione di carbone sterile permette il tatuaggio delle lesioni neoplastiche per facilitarne l’individuazione in corso di trattamenti endoscopici o di interventi chirurgici, soprattutto per via laparoscopica. Il tatuaggio viene anche praticato per marcare il punto di massima inserzione dell’enteroscopio che rappresenterà un utile repere, in caso di completamento dell’esplorazione con approccio opposto.
Complicanze della enteroscopia diagnostica sono paragonabili a quelle di una gastroscopia diagnostica:
Procedure integrative a finalità operativa che possono essere attuate durante l’enteroscopia
L’enteroscopia operativa, pur essendo anch’essa procedura sicura, rispetto agli esami diagnostici generalmente ha un rischio aumentato che dipende dal tipo di trattamento che viene effettuato.
Cosa succede dopo una enteroscopia assistita da device?
Dopo l’esame il paziente sarà tenuto in osservazione presso il Reparto dove è ricoverato fino al risveglio dalla sedazione, sia per rilevare l’eventuale comparsa di sintomi di allarme (dolore addominale, febbre, sanguinamento, etc.), sia per attendere la risoluzione completa dei postumi della sedazione (sonnolenza, capogiro, visione offuscata o doppia). La maggior parte dei pazienti tollera bene l’esame e riferisce al momento del risveglio una sensazione di gonfiore all’addome dovuto all’insufflazione di aria nel corso dell’esame per distendere il viscere. In ogni caso non potrà allontanarvi dalla struttura sanitaria, fino alla completa scomparsa degli effetti della sedazione e sarà controindicata la guida di veicoli per il resto della giornata; per tale motivo è indispensabile venire sempre accompagnati da una persona consapevole che abbia cura di lei, è altresì sconsigliato prendere decisioni importanti, firmare documenti, svolgere attività potenzialmente pericolose nelle 24 ore successive alla sedazione.
Quali sono le alternative all’enteroscopia
Unica alternativa endoscopica all’enteroscopia diagnostica assistita da devices è l’enteroscopia con videocapsula. Le procedure di studio morfologico del tenue sono rappresentate da esami radiologici (transito del tenue per os, clisma del tenue attra- verso sondino, entero-TAC) che espongono il paziente a radiazioni ionizzanti, e dall’entero-RMN. L’alternativa alle procedure interventistiche è rappresentata per lo più dall’intervento chirurgico che comporta rischi maggiori.
Come si disinfettano/sterilizzano gli strumenti
Al fine di garantire una prestazione sicura e libera da rischio infettivo per l’utente e per gli operatori sanitari, i dispositivi medici riutilizzabili (endoscopi e accessori poli-uso) sono puliti a fondo (superfici esterne e canali interni) immediatamente dopo ogni procedura con detergenti proteolitici, per rimuovere ogni materiale organico potenzialmente contaminante. A seguire, il materiale considerato semicritico (come l’endoscopio) è sottoposto a un ciclo di disinfezione di alto livello in specifiche lava endoscopi. Al temine del ciclo di disinfezione gli endoscopi vengono asciugati e, se non utilizzati subito, sono riposti in appositi armadi areati che consentono lo stoccaggio verticale per proteggerli dalla polvere, da possibili fonti di contaminazioni e dalle alte temperature. Gli accessori riutilizzabili (pinze, anse da polipectomia, ecc.), sono considerati strumenti critici e, dopo essere stati sottoposti ad accurato lavaggio, vengono sottoposti a un processo di sterilizzazione.
NOTA SUL MONOUSO: Gli accessori monouso vengono smaltiti, dopo l’impiego, secondo la normativa di legge vigente. A tutela della sicurezza degli utenti non è previsto il loro recupero e riutilizzo.
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