Il mappaggio corticale intraoperatorio è un trattamento utilizzato dal neurochirurgo per determinare con precisione le aree del cervello dedicate ad alcune attività neurologiche (in particolare al controllo del movimento, della sensibilità e del linguaggio) e localizzate in vicinanza di un tumore o di una malformazione da rimuovere chirurgicamente. Il mappaggio corticale consente cioè di osservare le aree cerebrali che devono essere salvaguardate durante l'operazione chirurgica. Quando si effettua il mappaggio corticale per le aree che coinvolgono il linguaggio è necessario che il paziente rimanga sveglio.
Al mappaggio corticale segue poi quello sottocorticale, che vuole studiare e preservare i fasci nervosi (le fibre che collegano le aree cerebrali ai diversi organi).
Nella maggior parte dei casi, questa tecnica viene utilizzata dopo che il paziente ha eseguito una RM (Risonanza Magnetica funzionale) e un DTI (Tensore di Diffusione) che consentono uno studio iniziale delle aree cerebrali e dei fasci di fibre da preservare.
L'intervento attraverso il mappaggio corticale può durare, in media 4/5 ore ed è diviso in tre fasi
Il mappaggio corticale è indicato per la rimozione di gliomi cerebrali e altre lesioni cerebrali (angiomi cavernosi, MAV, etc,..) posizionate in aree che coinvolgono il linguaggio, il movimento, la sensibilità, la vista.
Durante l'operazione chirurgica, molto complessa, è presente nello staff anche un neuro-psicologo che interagisce con il paziente sveglio per mantenerlo tranquillo. Il paziente può essere mantenuto sveglio durante l'operazione poiché deve essere sottoposto a specifici test neuropsicologici, mentre il neurochirurgo opera, al fine di tener monitorato il funzionamento delle sue aree cerebrali relative al linguaggio e alla sensibilità. Lo studio, invece, dell’area del movimento può essere effettuata anche a paziente addormentato con una anestesia generale.
Rispetto ad un'operazione chirurgica comune, l'intervento mediante il mappaggio corticale non comporta alcun rischio aggiuntivo; E' però da riservare ad un paziente in grado di gestire l'ansia di subire un trattamento neurochirurgico da sveglio.
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