Il trattamento endoscopico di litotrissia combinata anterograda e retrograda (Endoscopic Combined IntraRenal Surgery - ECIRS) è un intervento endourologico dedicato al trattamento di calcoli renali complessi, singoli o multipli, di dimensioni superiori ai 2 cm.
Tale procedura viene eseguita in anestesia generale e prevede una degenza ospedaliera media di circa 2-3 giorni.
Rappresenta la combinazione della PCNL (nefrolitotrissia endoscopica percutanea) con la RIRS (Retrograde IntraRenal Surgery).
L’intervento prevede in una prima fase l’esecuzione di una ureterorenoscopia retrograda, durante la quale si dilata la via escretrice per facilitare la puntura percutanea del rene. Successivamente, sotto guida ecografica e con l’ausilio dell’ureterorenoscopio, si procede alla puntura percutanea del rene in corrispondenza del calice renale “target” che consentirà l’accesso al calcolo.
Viene quindi posizionato un filo guida di sicurezza attraverso il tramite nefrostomico, che viene quindi dilatato con appositi dilatatori, prima meccanici poi pneumatici.
Tramite un endoscopico dedicato, chiamato nefroscopio, si visualizza il calcolo e si procede quindi alla sua frammentazione utilizzando energia balistica ed ultrasonica, combinata ad un meccanismo di aspirazione. I frammenti risultanti vengono estratti con un cestello adatto alle loro dimensioni. Se alcuni frammenti migrano in calici renali non accessibili con il nefroscopio, possono essere facilmente raggiunti con l’ureterorenoscopio e polverizzati con fibra laser ad Olmio, oppure dislocati in posizione favorevole al nefroscopio.
Alla fine della procedura, si posizionano un drenaggio nefrostomico e un’endoprotesi ureterale (stent) a Doppio-J (per proteggere la via escretrice), oltre che un catetere vescicale.
Il catetere vescicale viene solitamente rimosso dopo 24 ore, mentre il catetere nefrostomico rimane in sede per 2 giorni. Lo stent a Doppio-J viene rimosso ambulatorialmente dopo circa 10 giorni.
L’evoluzione tecnologica dello strumentario endoscopico, con la miniaturizzazione degli strumenti ed una visione endoscopica di grande qualità, contribuisce a ridurre al minimo il rischio di complicanze postoperatorie.
Nella maggior parte dei casi si tratta di complicanze minori (febbre), che non necessitano di ulteriori provvedimenti, solo raramente (meno dell’1% dei casi) si possono verificare stenosi o avulsioni ureterali. Sanguinamenti significativi con necessità di ricorrere ad una trasfusione di sangue occorrono in percentuali inferiori al 5% dei casi.
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