In Italia, i disturbi a carico della valvola mitralica di grado moderato o severo sono presenti in quasi il 10% della popolazione con almeno 75 anni, cioè in circa mezzo milione di italiani. La maggior parte degli interventi volti a riparare la valvola mitrale hanno come indicazione l’insufficienza mitralica (IM). La storia naturale di questa malattia è molto variabile e dipende dalla severità del rigurgito, dalle condizioni del miocardio e dalla patologia sottostante che ha determinato la valvulopatia. L’esito più frequente è lo scompenso cardiaco recidivante che a lungo termine provoca il logoramento irreversibile della funzione cardiaca.
La terapia medica massimale è l’opzione terapeutica primaria, qualora questa non sia sufficiente a mantenere un buon compenso emodinamico la chirurgia della valvola mitralica è ad oggi l’alternativa.
L’Euro Heart Survey ha, però, dimostrato che ben il 49% dei pazienti con insufficienza mitralica severa sintomatica non vengono sottoposti ad intervento chirurgico perché considerato a rischio elevato (ridotta frazione di eiezione, l’eziologia non ischemica della valvulopatia, l’età avanzata e la presenza di molteplici comorbilità). Per questi pazienti esistono attualmente delle alternative di riparazione percutanea (senza incisione): Sistema MitraClip® e Sistema Pascal®.
Le linee guida ACC/AHA 2014 consigliano la procedura percutanea in pazienti sintomatici in classe NYHA III/IV con insufficienza mitralica che hanno un’aspettativa di vita ragionevole ma un rischio chirurgico proibitivo a causa delle copatologie (classe IIb).
Questi sistemi permettono di effettuare la riparazione percutanea della valvola mitrale basata sulla tecnica "edge-to-edge" ideata nel 1990 e che ha dimostrato un beneficio clinico in termini di classe funzionale e rimodellamento del ventricolo sinistro (la chirurgia garantisce una maggiore riduzione dell’entità del rigurgito), con un buon profilo di sicurezza.
La procedura viene condotta mediante l’introduzione di cateteri attraverso una vena femorale, il passaggio da atrio destro ad atrio sinistro mediante una puntura tran-settale, ed il posizionamento di un piccolo dispositivo capace di agganciare e saldare due porzioni dei lembi anteriore e posteriore della valvola mitralica creando due orifizi valvolari dall’uno originale riducendo così il rigurgito.
L’intervento viene eseguito in anestesia generale. La procedura è guidata da immagini ecocardiografiche transesofagee e da immagini radiologiche quasi sempre senza l’utilizzo di mezzo di contrasto.
La procedura è effettuata in una sala operatoria ibrida di ultimissima generazione e coinvolge più figure professionali: Cardiologo interventista, Cardiochirurgo, Anestesista, Ecocardiografista, personale infermieristico specializzato.
Potenziali benefici
Riduzione dei ricoveri per scompenso cardiaco, miglioramento della qualità di vita.
Secondo i dati in possesso presso le società scientifiche, il successo procedurale è del 95%, il tempo medio di ospedalizzazione di 2.9 giorni, l’87% dei pazienti vengono dimessi presso il proprio domicilio e il 73% di riduzione di scompenso cardiaco nell’anno successivo all’impianto.
Alternative
L’alternativa terapeutica a questa procedura è la sola terapia medica che però in questa tipologia di pazienti ha dimostrato avere una ridotta efficacia.
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