La Blefarite è un’infiammazione delle palpebre che si manifesta con la comparsa di arrossamenti, gonfiore, squame e – nelle forme più gravi - ulcere. Nonostante alcune forme di blefarite possano risolversi in maniera spontanea in un arco di tempo compreso tra le 2 e le 4 settimane, spesso la patologia tende a manifestarsi in forma cronica causando infiammazioni permanenti e fastidiose.
Le cause che determinano la comparsa di blefarite possono essere legate a diversi fattori, come ad esempio: un’alterata secrezione delle ghiandole di Meibomio; difetti di refrazione non corretti adeguatamente; malattie della pelle; disordini alimentari e fattori ambientali quali polveri, fumo e batteri. Anche le cattive abitudini giornaliere possono diventare causa di infiammazione palpebrale, soprattutto quelle associate all’utilizzo eccessivo del computer, all’impiego scorretto di lenti a contatto e all’utilizzo inadeguato di cosmetici per gli occhi. Questi ultimi, in particolare, risultano essere particolarmente pericolosi poiché, se usati su più persone o se non adeguatamente rimossi a fine giornata, possono accumulare una gran quantità di batteri e dare vita all’infiammazione.
La blefarite esordisce spesso con sintomi quali:
Soprattutto in presenza di prurito, è estremamente importante non sfregare né grattare l’occhio per evitare di incorrere in microlesioni corneali o ulteriori danni alla palpebra. È opportuno, inoltre, sottoporsi ad una visita oculistica già dalla comparsa dei primissimi sintomi al fine di ridurre le possibilità di degenerazione o cronicità del disturbo.
La diagnosi della blefarite inizia, generalmente, con la valutazione dei sintomi e della storia clinica del paziente. Successivamente, il medico oculista, procede alla visita dell’occhio servendosi di una lampada a fessura (o biomicroscopio), che gli consente di realizzare un’attenta ispezione del bulbo oculare - in particolar modo del bordo palpebrale, della congiuntiva e della cornea.
Nel caso in cui si sospetti che la causa del disturbo sia di natura infettiva, il medico può decidere di prelevare un campione di tessuto dalla palpebra per effettuare un esame citologico attraverso il quale sarà possibile risalire all’agente che ha scatenato il disturbo.
In seguito alla visita oculistica e in base allo sviluppo della malattia, il medico prescrive al paziente una cura a base di colliri antinfiammatori e antibiotici atta all’allontanamento dei germi e all’addolcimento delle squame di pelle formatesi sulla palpebra (che vengono successivamente rimosse). Ancor più importante del trattamento risulta essere la prevenzione della malattia, che in questo caso specifico impone una drastica riduzione di cibi grassi o eccessivamente dolci a favore di un’alimentazione sana a base di frutta e verdura.
Medico responsabile U.O.
Dr. Miglio Vincenzo
Scienze Chirurgiche
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