L’endometriosi è una malattia caratterizzata dalla presenza di endometrio, il tessuto che riveste la cavità uterina, in sedi anomale. Si può parlare di:
Si stima che una percentuale di donne tra il 10-15% soffra di endometriosi; questa è infatti una delle patologie ginecologiche più diffuse, in particolare tra le donne in età fertile e con la massima incidenza tra i 25 e i 35 anni. In età adolescenziale e nella post-menopausa la malattia è invece piuttosto rara.
Ad oggi le cause dell’endometriosi non sono ancora del tutto note. Nel corso degli anni medici e ricercatori hanno elaborato diverse teorie che potrebbero spiegare la crescita di endometrio in zone anomale, ma nessuna di queste è in grado di spiegare tutte le possibili manifestazioni dell’endometriosi. La teoria più accreditata, comunque, è quella della mestruazione retrograda. In presenza del flusso mestruale, piccole parti dell’endometrio si sposterebbero all’indietro verso le tube di Falloppio per poi impiantarsi in sedi diverse dalla cavità interna dell’utero. Secondo alcuni esperti, tutte le donne in età fertile sono interessate dalla mestruazione retrograda; solo in alcune però, a causa di problemi ormonali, difetti immunitari o predisposizione genetica, il tessuto endometriale avrebbe la capacità di impiantarsi al di fuori della sede d’origine.
Durante il ciclo mestruale (che generalmente dura 28 giorni), l’endometrio subisce stimoli da parte degli ormoni ovarici e si inspessisce progressivamente. Questo inspessimento può:
Anche l’endometrio che si impianta in sedi anomale subisce gli stessi stimoli ormonali di quello che riveste le pareti dell’utero durante il mestruo. A differenza di quanto accade con le mestruazioni però, il sangue proveniente da zone colpite da endometriosi non riesce a fuoriuscire dal corpo e tende ad accumularsi dando esito ad infiammazioni e talvolta anche a cisti e aderenze (formazione di tessuto cicatriziale che unisce parti di organo normalmente scollegate tra loro).
In circa il 25% dei casi questa condizione è asintomatica e le donne che ne sono affette non se ne rendono conto. Nei restanti casi la malattia può invece manifestarsi in modo chiaro arrivando ad essere piuttosto invalidante. I sintomi dell’endometriosi più tipici e frequenti sono:
Per una diagnosi dell’endometriosi efficace è importante come prima cosa ricordare alle donne di rivolgersi al proprio ginecologo in caso di dolori sospetti. Un ciclo mestruale eccessivamente doloroso, ad esempio, oppure la presenza di dolore persistente durante i rapporti sessuali (soprattutto se insorto dopo periodi di assenza di dolore) non sono condizioni normali.
Oltre all’esame clinico la diagnosi dell’endometriosi può avvenire attraverso:
Nelle forme lievi di endometriosi si preferisce attendere l'evoluzione nei 6-12 mesi successivi, in quanto è possibile anche una guarigione spontanea. Negli altri casi si pianifica una terapia che può essere farmacologica o chirurgica.
La scelta terapeutica dipende da tre fattori: la gravità della malattia, il desiderio di maternità della paziente e l'età.
La terapia farmacologica comprende farmaci antidolorifici e una terapia ormonale.
La terapia chirurgica conservativa è eseguita mediante le tecniche di laparoscopia e consiste nella distruzione delle lesioni endometriosiche più piccole e nell'asportazione degli endometriomi anche di più grandi dimensioni. La terapia chirurgica demolitiva (asportazione dell'utero o delle ovaie) è la soluzione terapeutica indicata alle donne con endometriosi grave, non più desiderose di prole e che non rispondono alla terapia farmacologica.
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