L’esofagite eosinofila (EoE) è una malattia cronica dell’esofago poco conosciuta che colpisce da 1 a 20 persone ogni 100mila abitanti.
Si manifesta in soggetti geneticamente predisposti il cui sistema immunitario, a contatto con allergeni ambientali, inalati o alimentari, risponde in maniera anomala reclutando particolari cellule, dette granulociti eosinofili, nella mucosa esofagea, dove si instaura una infiammazione cronica che condiziona l’adeguata funzione esofagea del passaggio del bolo dalla bocca alla cavità gastrica.
Non si tratta di una patologia propriamente allergica, ma viene spesso riscontrata in associazione a fenomeni allergici, correlati a malattie atopiche, come asma, dermatite atopica, o oculorinite stagionale.
L’esofagite eosinofila è caratterizzata dalla difficoltà, anche intermittente, nel deglutire il cibo, nota come disfagia, che può culminare nell’impatto di bolo, ovvero il blocco del boccone in sede retrosternale. Spesso l’impatto di bolo si risolve spontaneamente con ingestione di acqua o a seguito di percussioni sulla gabbia toracica. Talvolta però, si rende necessario recarsi in PS per rimuovere il bolo impattato endoscopicamente. Fortunatamente quest’emergenza non ricorre frequentemente in quanto il paziente negli anni sviluppa meccanismi di compensazione come: masticare molto lentamente, bere tanta acqua ed evitare cibi troppo asciutti. Se questi escamotage si mostrano inizialmente come un valido aiuto, rischiano, però, di ritardare la diagnosi, in quanto il paziente stenta a riconoscere l’importanza di ricorrere a una visita specialistica.
La patologia viene solitamente riconosciuta tra i 3 e i 10 anni dalla comparsa dei sintomi. Questo ritardo provoca un irrigidimento dell’esofago, detto fibrosi, che progressivamente negli anni rende la patologia più refrattaria alla terapia farmacologica. Per formulare la diagnosi di esofagite eosinofila è necessario sottoporsi ad esofagogastroduodenoscopia, ed prelevare piccoli frammenti di tessuto in corso di procedura.
La terapia prevede in prima battuta l’uso di un inibitore di pompa protonica, cosiddetto gastroprotettore, ed in alterativa o in associazione cortisonici topici a basso dosaggio. In casi selezionati, è possibile inoltre ricorrere ad un farmaco biologico approvato per il trattamento della patologia, che legando particolari recettori del sistema immunitario è in grado di arrestare il processo infiammatorio.
Fondazione Poliambulanza è centro specialistico per il trattamento dell’esofagite eosinofila con la prospettiva di seguire i pazienti negli anni in modo da tenere sotto controllo la patologia.
Per accedere al servizio di follow-up, qualora si avesse già la diagnosi di questa malattia, è possibile inviare un’e-mail all’indirizzo esofagite.eosinofila@poliambulanza.it.
Se invece un paziente riscontrasse sintomi riconducibili all’esofagite eosinofila è importante che ne parli con il proprio medico di famiglia che saprà indirizzarlo verso gli esami diagnostici opportuni.
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