La prostata
La prostata è una piccola ghiandola del peso di circa 20 grammi che fa parte dell'apparato genitale maschile. È localizzata nella pelvi ed è posta al di sotto della vescica, anteriormente all'intestino retto. È attraversata nella porzione centrale dal primo tratto dell'uretra ed è rivestita da una capsula fibrosa.
La prostata è un organo essenziale per la funzione riproduttiva maschile e per il mantenimento della fertilità. Produce infatti un liquido biancastro che si mescola con gli spermatozoi per costituire il liquido seminale. Tra le componenti di questo liquido vi è anche una proteina detta PSA (Antigene Prostatico Specifico), che è anche presente e misurabile nel sangue.
La crescita e la funzione della prostata dipendono dal testosterone, prodotto dai testicoli.
Questo organo può essere coinvolto da diverse patologie, in particolare:
Iperplasia prostatica benigna
L'iperplasia prostatica benigna (IPB o BPH in inglese, Benign Prostatic Hyperplasia), conosciuta anche come “adenoma prostatico” o, impropriamente, come ipertrofia prostatica, è una condizione caratterizzata dall'aumento di volume della porzione centrale della ghiandola prostatica. Non è una neoplasia maligna.
Con l’ingrossamento, la prostata comprime gradualmente l’uretra che la attraversa, determinando un’ostruzione al flusso di urina.
L’iperplasia prostatica diventa sempre più comune negli uomini con l’avanzare dell’età, specialmente dopo i 50 anni.
Le cause precise non sono note, ma probabilmente riguardano i cambiamenti causati dagli ormoni, tra cui il testosterone, il diidrotestosterone e gli estrogeni.
In una prima fase, i pazienti possono presentare una difficoltà nella minzione (disuria), un gocciolamento di urine al termine dell’atto minzionale (dribbling terminale), oppure una sensazione di incompleto svuotamento. È proprio il mancato svuotamento completo della vescica che può portare il paziente a urinare più frequentemente (pollachiuria), spesso di notte (nicturia). Inoltre, lo stimolo a urinare diventa più impellente (urgenza minzionale). La forza del flusso urinario si riduce sensibilmente.
È bene precisare che le manifestazioni cliniche non sono sempre direttamente correlate alle dimensioni della ghiandola: molte volte una prostata di piccole dimensioni può provocare sintomi ostruttivi molto più gravi di una prostata di dimensioni maggiori.
L'iperplasia prostatica è spesso una patologia “progressiva”, soprattutto se non viene diagnosticata e trattata adeguatamente. L'incompleto svuotamento della vescica può favorire le infezioni del basso apparato urinario e anche la formazione di calcoli. La ritenzione urinaria, acuta o cronica, è un’altra forma comune di progressione della patologia. La ritenzione urinaria acuta si presenta improvvisamente e rappresenta l'incapacità totale alla minzione, mentre quella cronica vede il progressivo aumentare del residuo post-minzionale e della distensione della muscolatura della vescica.
In alcuni casi si rende necessario il posizionamento di un catetere vescicale per porre rimedio all’impossibilità di svuotare la vescica. Il catetere permette di superare l’ostacolo offerto dalla prostata e di far defluire l’urina, ma non è un provvedimento risolutivo. La cateterizzazione vescicale permanente e definitiva è una soluzione che si può adottare in caso di pazienti in cattive condizioni generali, che non sono in grado di sopportare un trattamento chirurgico, o che lo rifiutano. Il catetere vescicale espone a rischi di infezioni recidivanti e va sostituito regolarmente.
L'iperplasia prostatica non è una causa di disfunzione erettile, ma le due condizioni spesso possono coesistere nello stesso soggetto.
L'esplorazione rettale, (palpazione della prostata attraverso il retto), consente una prima valutazione delle dimensioni della prostata, oltre che della sua consistenza. Maggiore precisione nella misurazione del volume prostatico è fornita dall'ecografia sovrapubica e, soprattutto, dall’ecografia transrettale.
Un semplice esame delle urine può aiutare a confermare la diagnosi escludendo la presenza di infezioni urinarie o sanguinamenti, spesso indicatori di altre patologie.
Il PSA non è un esame che contribuisce alla diagnosi di iperplasia prostatica, ma un suo dosaggio è mandatorio per escludere la contestuale presenza di una neoplasia della prostata. Può capitare che i pazienti affetti da iperplasia prostatica presentino un valore lievemente aumentato. Generalmente valori oltre il limite superiore o con una cinetica sospetta necessitano di ulteriori accertamenti per escludere la presenza di un tumore della prostata.
L’uroflussometria, ossia l’esame che consente la misurazione del flusso urinario, aiuta l’urologo a quantificare il grado effettivo di ostruzione minzionale. L’esame urodinamico, non indicato in tutti i pazienti affetti da iperplasia prostatica, permette di valutare il comportamento dell’apparato urinario durante la minzione. Fornisce informazioni circa l’entità e la velocità del flusso dell’urina, il riempimento e lo svuotamento vescicale, il residuo post-minzionale.
La terapia medica è generalmente la prima linea di trattamento per l’iperplasia prostatica benigna. Essa può alleviare significativamente i sintomi urinari, migliorando la qualità di vita del paziente. La scelta del trattamento dipende per lo più dall'entità dei sintomi e dalle caratteristiche generali del paziente.
In pazienti giovani e con sintomatologia minzionale iniziale si preferisce l’utilizzo di integratori contenenti estratti vegetali come la Serenoa Repens. Questi farmaci contribuiscono a ridurre l'infiammazione locale e l’aumento di volume dell’adenoma prostatico.
Per disturbi lievi e moderati è consigliata l’assunzione di farmaci cosiddetti “alfa-litici”, che favoriscono il rilassamento del collo vescicale e contrastano l’ostruzione causata dall’adenoma prostatico. Alcuni esempi di alfa-litici includono Tamsulosina, Alfuzosina e Silodosina.
Per disturbi moderati o severi, la terapia con alfa-litici può essere combinata con un inibitore dell'enzima 5-alfa reduttasi (come Finasteride o Dutasteride). I 5ARIs posso agire sul volume prostatico, migliorando la sintomatologia in un arco di tempo che va dai 6 ai 12 mesi dall'inizio dell’assunzione. L'utilizzo di questi farmaci può anche ridurre il rischio di ritenzione urinaria e la necessità di un intervento chirurgico, con benefici che si manifestano soprattutto a lungo termine.
Sebbene la maggior parte degli uomini con sintomi urinari derivanti dall'ipertrofia prostatica benigna non necessiti di interventi chirurgici, ci sono situazioni in cui l'opzione chirurgica può diventare necessaria. Questo può accadere se altri trattamenti non hanno avuto successo o se i sintomi sono peggiorati al punto da influenzare significativamente la qualità della vita.
L’approccio chirurgico è indicato nei seguenti casi:
Le tecniche chirurgiche per il trattamento dell'ipertrofia prostatica benigna sono molteplici e variano in base alle preferenze del paziente, alle sue condizioni generali e alle caratteristiche specifiche della prostata, come volume e forma. L'obiettivo di tutte queste tecniche è rimuovere l'ostruzione causata dall’adenoma prostatico, la parte centrale della prostata che causa l'ostruzione.
Il Dipartimento di Urologia di Fondazione Poliambulanza offre un’ampia varietà di trattamenti chirurgici per l’iperplasia prostatica: dagli interventi mini-invasivi in Day Surgery (le cosiddette MISTs - Minimally Invasive Surgical Techniques) alle più evolute tecniche di adenomectomia endoscopica laser, fino alla chirurgia “maggiore” robot-assistita. Da ciò deriva la possibilità di scegliere il trattamento più idoneo alle caratteristiche e alle preferenze del paziente, e quindi l’opportunità di un’elevata personalizzazione della cura.
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