In Italia si può calcolare che vi siano attualmente circa 230.000 malati di Parkinson.
La malattia è leggermente più frequente nei maschi che nelle femmine (60% vs 40%) e si stima che circa il 5% di tutti i malati di Parkinson abbia un’età inferiore ai 50 anni mentre circa il 70% ha un’età superiore ai 65 anni. (Si prevede che entro il 2030 il numero dei casi sarà raddoppiato a causa del crescente invecchiamento della popolazione generale).
La malattia di Parkinson è caratterizzata principalmente da sintomi motori cardinali quali bradicinesia, rigidità e tremore, associati a instabilità posturale. Il corso naturale della malattia definisce una progressiva disabilità cognitiva e motoria sostenuta principalmente da difficoltà nella marcia, alterazioni della postura, disturbi dell’equilibrio, che sono responsabili di inattività, perdita di indipendenza, isolamento sociale, rischio di cadute e traumi con complicanze ortopediche, internistiche e ricoveri in ospedale.
Il quadro determina importanti ripercussioni sulla qualità della vita.
In base alle più recenti evidenze scientifiche risulta come la malattia di Parkinson sia una condizione estremamente complessa caratterizzata da un corredo di sintomi motori e non motori, fra cui depressione, ansia, stipsi, una compromissione selettiva di alcune funzioni cognitive con coinvolgimento prevalente delle funzioni esecutive, visuospaziali, fluenza verbale e attenzione.
L’approccio all’evoluzione della disabilità del paziente parkinsoniano necessita di un progetto terapeutico multidisciplinare, in cui la riabilitazione assume un ruolo fondamentale.
È importante coinvolgere i familiari nel percorso riabilitativo in quanto possono assistere nell’uso e nella scelta dei cue (stimoli esterni che facilitano il movimento) e delle strategie cognitive di movimento quando il paziente ha problemi nell’applicarle nella vita quotidiana.
L’esercizio fisico, cardine della fisioterapia, rappresenta una raccomandazione di buona pratica clinica (GPP) in quanto è stato attestato come sicuro ed efficace nel migliorare le condizioni fisiche dei pazienti quali equilibrio, cammino, forza degli arti inferiori e la loro qualità di vita.
La fisioterapia è uno strumento utile nell’ottimizzare la terapia farmacologica e si incentra sulla stimolazione dell’apprendimento motorio che è stato dimostrato essere presente anche nel paziente affetto da malattia di Parkinson.
Durante le sedute di riabilitazione si stimola l’integrazione sensori motoria, al fine di ridurre il deficit propriocettivo, di ridurre la dipendenza dal canale visivo e di inserire esercizi di dual-task (compito doppio) che, nonostante sia un elemento che aumenta il rischio di caduta nel paziente parkinsoniano, in riabilitazione può essere integrato nel trattamento con la supervisione del terapista.
In accordo con il paziente, gli obiettivi del trattamento devono includere esercizi per la riduzione del rischio di caduta, per contrastare la rigidità, le deformità e l’instabilità posturale.
Nel paziente parkinsoniano l’esercizio aerobico (esempio nordic walking, tapis roulant, cyclette etc.) è stato dimostrato come valido per la stimolazione della neuroplasticità sia per quanto concerne gli aspetti motori che cognitivi.
Il suo effetto è di protezione e di rigenerazione della neuroplasticità, dalle ultime ricerche in ambito appare quindi come possa stabilizzare la progressione dei sintomi motori e migliorare le performance cognitive.
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