Si definisce stipsi cronica una frequenza dell’alvo inferiore a due evacuazioni a settimana (senza lassativi), oppure di almeno due dei seguenti sintomi:
È una condizione molto diffusa tanto che si stima che circa il 20% della popolazione generale ne sia affetto.
A seconda delle caratteristiche cliniche viene distinta in:
Anche l’assunzione di alcuni tipi di farmaci (analgesici, antiacidi, anestetici, antidepressivi, diuretici) può comportare stipsi.
Raccomandata è l'esecuzione della colonscopia anche nel contesto dello screening del cancro colo-rettale dopo i 50 anni di età e anticipata a 40 anni in caso di familiarità.Dopo aver escluso forme secondarie ad altre patologie quali : malattie metaboliche (porfiria); malattie endocrine (ipotiroidismo, diabete mellito);malattie neurologiche (primitive e post traumatiche);malattie psichiche;malattie muscolari;malattie anorettali (proctite, ragadi anali, stenosi, ascessi)o da farmaci , è possibile formulare la diagnosi di stipsi cronica funzionale o idiopatica. In questo caso possono rendersi utili esami quali, lo studio dei tempi di transito intestinali con markers radio-opachi, la manometria ano-rettale, il test di espulsione rettale del palloncino, la defecografia o la defeco-risonanza e l’elettromiografia del pavimento pelvico.
La Manometria anorettale valuta la pressione ed il funzionamento dello sfintere anale e la sensibilità dell’ampolla rettale. La procedura viene eseguita per indagare alcune patologie come stipsi e incontinenza fecale, prima di interventi chirurgici sul retto e per valutare la possibilità di terapie riabilitative del pavimento pelvico. Una piccola sonda (del diametro di pochi mm), con un palloncino all’estremità, viene inserita nel retto, per circa 8-10 cm, con il paziente sdraiato sul lettino. La sonda misura la pressione dello sfintere anale sia a riposo sia durante la contrazione volontaria. Successivamente, si studia la sensibilità dell’ampolla rettale, gonfiando con piccole quantità di aria, il palloncino posto sull’estremità del sondino.L’esame dura circa 10-15 minuti.
Non esistono complicanze o controindicazioni all’esecuzione di questo esame
La defecografia è un esame radiologico utilizzato per identificare eventuali anomalie dell'ano e del retto, dal punto di vista morfologico e funzionale.
La defecografia è un esame dinamico: grazie ad un apposito mezzo di contrasto introdotto in sede di ampolla rettale mediante una sonda allo scopo di distenderne le pareti e provocare l'espulsione dello stesso simulando la defecazione naturale. Osservando le immagini radiografiche si riesce a cogliere eventuali anomalie anatomiche, come prolassi, invaginazioni e rettoceli.
Oltre all'esplorazione morfologica, la defecografia permette di studiare l'ano-retto, e indirettamente il pavimento pelvico, anche dal punto di vista funzionale. Durante l'esame il paziente si trova seduto su una speciale poltrona radiotrasparente, munita sotto il sedile di un contenitore estraibile che raccoglierà il materiale espulso.
Test di esplulsione del palloncino
Si posiziona nel retto del paziente un palloncino, gonfiandolo con 50cc di aria. La distensione delle pareti rettali dovrebbe innescare lo stimolo della defecazione e l'espulsione dello stesso palloncino. Se il soggetto non è in grado di espellere il palloncino significa che è presente una disfunzione del pavimento pelvico.
Risultano fondamentali: apporto di una maggior quantità di fibre vegetali; abbondante idratazione (almeno2 litri al giorno); aumento dell’attività fisica.
In caso di necessità possono essere usati clisteri medicati.
L’uso o l’abuso dei classici lassativi da banco non sono indicati, in alcuni casi possono essere addirittura controproducenti, peggiorando il sintomo.
In caso di dissinergia addominopelvica, negli ultimi tempi la riabilitazione del pavimento pelvico (biofeedback) ha ottenuto ottimi risultati.
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