La vita di un diabetico: l’importanza di non sentirsi soli

La vita di un diabetico: l’importanza di non sentirsi soli

lunedì 07 novembre 2022

Intervista alla Sig.ra Edelweiss Ceccardi, Presidente dell’Associazione Diabetici della Provincia di Brescia.

Quando e come è nata l’Associazione Diabetici della Provincia di Brescia?
L’Associazione è nata circa 50 anni grazie alla sensibilità di alcuni pazienti e di alcuni medici che avevano capito che il diabete non è una patologia come tutte le altre. È il paradigma delle malattie croniche. L’Associazione sostiene e aiuta le famiglie dei pazienti diabetici. Chiunque è diabetico può rivolgersi a noi per qualsiasi informazione.

Chi costituisce l’associazione?
Noi volontari siamo tutti diabetici, quindi, vivendo sulla nostra pelle questa patologia, siamo in grado di dare risposte concrete. 

Il diabete è una malattia largamente estesa?
Purtroppo abbiamo sentito anche troppo il nome di pandemia. Ma io mi sento di dire il diabete è una pandemia, i diabetici continuano a crescere. Nel mondo sono 400 milioni, 4 milioni in Italia e 80.000 nella provincia di Brescia.
Il 90% sono affetti da diabete di tipo 2, ovvero il diabete che si può prevenire con un corretto stile di vita. Per questo è importante fare attività di prevenzione. Noi andiamo anche nelle scuole per informare sul diabete, su una corretta alimentazione, sull’importanza del movimento. I bambini apprendono moltissimo e questo può aiutarli a impostare uno stile di vita sano, anche in futuro.

Che cosa è importante per curare bene il proprio diabete e prendersi cura del diabete degli altri?
È fondamentale conoscere bene la malattia. Ma la prima regola resta l’accettazione della patologia. Questo aiuta molto ad andare avanti. Parlo di me. Ero giovane quando mi è stato detto: d’ora in poi dovrai fare tre-quattro iniezioni al giorno, tutti i giorni, per tutta la vita. Piangi e ti disperi, però a un certo punto ti dici “se non mi passa più devi accettarlo”. 

Quali sono le iniziative dell’Associazione?
Lavoriamo molto sullo stile di vita, proponiamo corsi sull’alimentazione, corsi di cammino, attività nelle palestre, andiamo nelle piazze a fare test di prevenzione.

Quali battaglie ha portato avanti l’Associazione negli anni?
Raccogliamo quotidianamente richieste in base a quanto i pazienti ci domandano, alle loro difficoltà.
Una battaglia è stata quella delle strisce: non ne venivano fornite a sufficienza e questo generava molti problemi. Poi l’ingegneria è andata avanti, siamo arrivati ai sensori, al pancreas artificiale. Per ottenere tutto questo ci sono state tante lotte e tante battaglie. All’inizio, per esempio, non si potevano ritirare i presidi in farmacia, ma bisognava andare a prenderli direttamente all’ATS. In alcune regioni è ancora così. 
La più grande conquista degli ultimi anni è stata quella dell’autocontrollo, ovvero della possibilità per le persone diabetiche di gestire a domicilio la misurazione della glicemia. Prima si facevano i controlli ogni tre-quattro mesi e la gestione della patologia era ancora più complicata. Attualmente ogni diabetico è stato fornito un glucometro, che può usare per la misurazione del glucosio nel sangue sia prima di iniettarsi l’insulina sia quando si sente poco bene. Una rivoluzione.

Una domanda personale. Come definirebbe il “suo” diabete, la “sua” malattia?
Io la chiamo la mia compagna di vita. Anche se a volte mi fa arrabbiare veramente!